Novità in casa Meregalli

In attesa del Modena Champagne Exprience 2024, Meregalli, membro di Excellence SIDI, presenta al mercato diverse news in fatto di distillati.

Si tratta addirittura di 2 whisky e altrettanti vermouth.

Partiamo subito dal grado alcolico più basso, con il red e il white vermouth di Scapegrace.

Il progetto chiamato Scapegrace arriva dall’altra parte del mondo: Nuova Zelanda.

Hanno cominciato con gin e vodka, in entrambi i casi aromaticamente personalizzati con elementi botanici locali.

A questi spiriti hanno da poco aggiunto anche 2 whisky single malt. I nomi? Anthem e Vanguard.

Nel primo caso l’elemento autoctono si deve al legno di manuka, da questa pianta deriva un miele di eccellente qualità, in grado di vantare addirittura  straordinarie qualità anti-influenzali.

Bruciando questo pregiatissimo legno si affumica il grano Laureate, indispensabile per la realizzazione di questo whisky.

Dopo la distillazione il liquido che si ottiene viene fatto riposare in botti nuove di rovere francese, mostrando all’assaggio sensazioni di miele, fieno e spezie.

Il Vanguard prende vita dalla stessa lavorazione dell’Anthem con l’unica differenza che il grano non viene sottoposto ad affumicatura.

Il gusto perciò risulta più morbido e goloso, specie su sensazioni di vaniglia e pera.


Claude Cazals

Claude e Clos. Pronunciati in fretta le due parole sembrano, foneticamente parlando, molto simili.

E forse lo sono perché Claude oltre ad essere il fondatore di una maison di champagne molto reputata, è anche un vigneron che detiene parte di uno dei 21 Clos della Champagne; il Clos Cazals appunto (in origine chiamato Château d’Oger).

Questo piccolo ma prestigioso appezzamento cinto da mura, conta in totale su 3,70 ha.

Tornando alla maison Cazals questa prende vita sul finire dell’800, per la precisione 1897.

Oggi, sotto la guida di Delphine, sono arrivati alla 4°generazione, continuano a dedicarsi ai 10 ettari aziendali, tutti quanti coltivati esclusivamente a Chardonnay, molti dei quali per altro in zone classificate Grand Cru.

Tra gli ettari di proprietà, come detto, figurano anche quelli situati nel Clos Cazals.

Parcelle in quest’ultimo caso coltivate in regime di agricoltura biologica, perché ancora oggi, secondo Delphine, la qualità degli champagne di Cazals deriva dalla quella dei suoli. La gamma dei vini della maison, composta da 8 etichette, per la gran parte proviene dai Grand Cru di Oger e Mesnil-sur-Oger.

I dosaggi delle versioni secche non superano mai i 7 gr/litro.

Per questo gli champagne di Claude Cazals mostrano sempre grande purezza e aderenza varietale, compresa quella profonda e avvertibile vena minerale che è un po’ la firma del terroir.

Dal mese di settembre gli champagne di questa maison saranno importati in esclusiva per l’Italia da Bolis: realtà che fa capo ad Andrea Bolis, da anni membro di Excellence Sidi.

Una selezione delle etichette di Claude Cazals sarà presente alla prossima edizione di Modena Champagne Experience (20-21 ottobre).


Ponzi Wines

Parlando di vino, e nello specifico americano, cosa significa la sigla AVA?

Innanzitutto il significato: American Viticultural Area.

I vini che sono prodotti in una determinata AVA ricevono una specie di tutela come i vini sottoposti a denominazione ma al tempo stesso devono rispettare una serie di regole, in alcuni casi molto stringenti.

Una delle AVA degli Stati Uniti è quella relativa ai vini prodotti nella Willamette Valley.

Siamo in Oregon, parte nord ovest degli Stati Uniti, per la precisione a sud di Portland. Qui negli anni ’70 i Ponzi hanno costruito la propria cantina. Per la precisione siamo nell’AVA Laurelwood District.

Il clima è temperato e i terreni sono composti da un mix di loess, molto fertile, e basalto (terreno di origine vulcanica). Il mix dei due terreni comporta nei vini che da qui si ricavano un’intensa speziatura piccante.

La cantina è ancora guidata da un membro della famiglia: nello specifico Luisa, oggi affiancata dai nuovi proprietari: il gruppo Bollinger.

I vini della famiglia Ponzi sono da poco importati in esclusiva in Italia da Meregalli. In totale sugli scaffali delle enoteche di casa nostra potremo trovare 4 etichette: 3 rosse e una bianca.

Su tutte probabilmente spicca il Pinot Noir Reserve. Un vino ampio, ma sempre elegante, con note di paprika e anice stellato.


PN VZ19

La sigla simile a quella degli aerei di linea.

Si tratta invece di un vino, prodotto dalla maison Bollinger, che tuttavia è in grado di far decollare non solo l’idea di un vino di terroir, ma anche il gusto di chi lo assaggerà.

La gamma di etichette della maison di Ay, importata in esclusiva in Italia da Meregalli, si arricchisce di un nuovo perlage: il PN VZ19.

Di fatto si tratta di un Blanc de Noirs composto solamente da Pinot Nero, ricavato principalmente dal cru, pardon Grand Cru, di Verzenay.

Il numero 19 invece fa riferimento all’annata maggiormente presente nel vino: la 2019.

Scendendo nel dettaglio dell’architettura gustativa di questa etichetta diremo che l’annata più vecchia presente nell’assemblaggio è la 2009 , il riposo sui lieviti è molto più lungo rispetto ai limiti del disciplinare e il dosaggio è moderato, arrivando al massimo a 6 gr/litro.

In bocca il PN VZ19 mostra una carica fruttata matura, anche se piuttosto vivace, che ruota attorno agli agrumi dolci e alla susina mirabella.

Procede nel medio palato nuovamente con la carica fruttata appena descritta, mescolandola tuttavia con una speziatura leggera e cremosa.

Chiude lungo e piacevolissimo.


Domaine Anita

In questi giorni di giugno di grandi classiche del ciclismo, senza contare l’inizio del tour de France, ecco una storia di ciclismo e vino.

Grazie a Vino & Design, socio di Excellence SIDI, arriva in Italia Domaine Anita.

Un’azienda che ha spuntato di recente punteggi eccellenti dalla critica. In particolar modo James Suckling ha assegnato ad un vino dell’azienda ben 100/100.

Un traguardo prestigioso che, come accade nel ciclismo, nasce con fatica, determinazione e tempo.

Era la fine degli anni ’90 quando Anta Neveau lascia il ciclismo professionistico per dedicarsi al vino. Siamo nel Beaujolais.

Anita tuttavia si butta nella nuova avventura con coscienza, per questo decide prima di studiare a Beaune e solo in un secondo tempo comincia a fare vino su poco meno di 20 ettari, suddivisi tra ben 6 denominazioni differenti: Beaujolais, Beaujolais Village, Morgon, Chénas, Fleurie e Moulin à Vent.

In cantina l’azienda produce vini partendo ‘semplicemente’ da fermentazioni spontanee realizzate in cemento.


Gérard Bertrand

Rosato ma non solo, location? Sud della Francia, con viti allevate in biodinamica. Tutto abbastanza nella norma, tutto abbastanza già visto.

Peccato che i vini rosati che compongono la gamma di etichette dell’azienda Gérard Bertrand siano numerosi, come lo sono le tenute di proprietà, ben 17, e gli ettari, oltre 800, coltivati seguendo i dettami, oramai centenari, di Rudolf Steiner: il papà della biodinamica.

Gérard è un ex rugbista ed oggi, di fatto, uno degli alfieri dei rosé della regione dell’Occitania.

Da un personale problema al fegato, curato da un amico medico grazie all’omeopatia, Gérard comprende che il segreto per far crescere in salute le sue viti, non dovesse ‘passare’ dalla cura, bensì dalla prevenzione.

Per questo estende le buone pratiche della biodinamica alla gran parte dei vigneti aziendali.

Anche in cantina Gérard e il suo staff cercano di non utilizzare acciaio, ma solo legno e cemento, materiali più inerti dal punto di vista dell’elettromagnetismo.

I vini di Gérard Bertrand sono classicamente realizzati grazie a un blend di vitigni, in gran parte autoctoni.

Varietà utili, insieme a una fase produttiva con interventi davvero minimi, ad esprimere in ogni sorso il ‘senso del luogo’.

La gamma di etichette di Gérard Bertrand la trovate in esclusiva nel catalogo di Ghilardi Selezioni, da anni socio di Excellence SIDI.


2023 En Primeur Bordeaux

Appena terminata l’anteprima dell’annata 2023. Diciamo subito annata molto buona, da bere e… da acquistare.

Andiamo per gradi, partendo dall’annata. Diciamo subito che non si tratta di un millesimo di quantità, come dimostra il fatto che la 2023 rappresenta il terzo millesimo in fila con meno rese per ettaro.

La palma della denominazione con meno uva per ettaro spetta a Margaux. Il problema più evidente durante la stagione? La peronospora. Si tratta di un’infezione fungina che ha attaccato il 90% del patrimonio vitato della regione bordolese.

Dal lato meteo la 2023 ha mostrato caldo, ma non troppo, e pioggia quando è servita. Poca resa ma di qualità molto buona quindi, come hanno messo in luce gli assaggi durante la settimana en primeur tenutasi dal 22 al 25 aprile scorso.

Ora parliamo di rive.

I vini di Saint-Émilion hanno evidenziato un equilibrio già parecchio coeso e integrato, specie pensando che i vini dovranno rimanere per un altro anno in legno. Anche Pomerol ha mostrato parecchie similitudini con la confinante Saint-Émilion, specie sul realismo del frutto e sulle sensazioni di coesione tra i vari elementi del sorso.

La critica, specie quella oltreoceano, ha premiato proprio questa riva.

Dalla parte opposta, riva sinistra, la maggiore quota di Cabernet Sauvignon presente nei vini ha invece determinato un dinamismo maggiore, con vini che ancora si devono ‘fare’, ma le cui doti migliori, soprattutto freschezza, sono già percepibili.

Ora veniamo ai vantaggi per gli aficionados.

I prezzi stanno via via uscendo dai négociants. Come ribadito anche da Winenews sembra che, rispetto alla 2022, ci siano molte occasioni, anche tra le aziende top. In chiusura ricordiamo che sui vini di Bordeaux non ci sono esclusive.

Nonostante questo quasi tutti i soci di Excellence Sidi hanno a catalogo i vini di questa storica regione.


En primeur a Bordeaux

Dal 21 al 27 aprile a Bordeaux si svolge l’en primeur. Si tratta della degustazione in anteprima dell’annata 2023.

I vini in assaggio sono perciò dei campioni di botte, che verranno messi sul mercato circa un anno e mezzo dopo questa degustazione.

Per il cliente finale, consumatore o collezionista che sia, questo momento presenta molti vantaggi, a partire da prezzi, piuttosto bassi.

Ovviamente bisogna avere un négociant e spesso un importatore di riferimento, anche per districarsi con le innovazioni, tante, o in generale i cambiamenti che possono interessare i vari châteaux.

A questo va sommato un ulteriore vantaggio per chi, alla fine, metterà le mani su quella bottiglia di quel determinato château: il formato.

Solo durante le anteprime ci si possono assicurare imbottigliamenti particolari.

Di solito in un’annata media i prezzi non crescono o almeno non quanto in una buona.

Anche per chi guarda a Bordeaux come vini da investimento l’anteprima può essere una tappa da non perdere, anche se… Anche se i Bordeaux non dominano più questo scenario come in passato; oltre 10 anni fa costituivano il 90% dell’offerta.

Tuttavia considerando che la bolla relativa ai vini di Borgogna, secondo molti, si sgonfierà a breve, l’anteprima di Bordeaux potrebbe tornare ‘di moda’.

Negli ultimi anni infatti sono stati gli châteaux della riva destra, specie i top di Pomerol e Saint-Émilion, l’oggetto del desiderio di molti collezionisti, di molti investitori e altrettanti consumatori.

Motivo? Più di uno. Le ridotte dimensioni delle aziende, anche meno di 10 ha, unite a qualche vendemmia non proprio abbondante hanno fornito a questi vini il carattere di esclusività che manca ai vini della riva sinistra.

A questo si legano le sempre più innovative tecniche di cantina e la ‘prontezza’ maggiore messa in pista, pardon nel bicchiere, dal Merlot, varietà prevalente in questi vini.

Rimanete connessi con il nostro sito e con le nostre pagine social per avere un resoconto dettagliato post anteprima 2023.


Grande Année 2015 e Grande Année Rosé 2015 solo da Bollinger

Due nuove uscite da Bollinger. Si tratta di la Grande Année sia in versione classica, banalizzando potremmo dire bianca, sia rosé.

La chiave di lettura per entrambe queste due etichette, distribuite in esclusiva per il nostro paese da Meregalli (Socio Excellence srl SIDI), è l’annata.

La 2015 è stato un millesimo in cui tutto è andato per il verso giusto.

La vendemmia ha preso il via il 4 settembre con acini piccoli, di buona acidità, nonostante il calore della stagione, e, cosa essenziale, in ottima salute.

La Grande Année 2015 è composta, come da stile maison, dal 60% di Pinot Nero, completato da Chardonnay.

Le uve per questo vino arrivano da ben 11 crus della regione, molti dei quali collocati in villaggi classificati Grand Cru come: Verzenay, Ay, Chouilly e Avize. La carica aromatica e gustativa delle uve viene definita non solo da una vinificazione realizzata in legno, ma anche da un lungo riposo sui lieviti.

Il dosaggio, 8 gr/litro, non copre la carica saporita di questo perlage, il cui carattere è riassumibile da parole come: concentrazione e generosità.

Per la versione rosé della Grande Année 2015 la prevalenza varietale del blend vede ancora in vantaggio il Pinot Nero 62%) completato da Chardonnay e ‘colorato’ e ‘insaporito’ da un 5% di vino rosso fermo, proveniente dal famoso vigneto chiamato Côte aux Enfants.

Stesso iter produttivo della versione bianca, cui fa seguito un dosaggio leggermente più basso (7 gr/litro).

In bocca è setoso ma rigoroso, vinoso, ma senza mai perdere la verve champenois, grazie a toni di frutti rossi, nocciola e arancia sanguinella.


The Gardener London Dry Gin

Nuova entrata in casa Ghilardi Selezioni.

Pietro Ghilardi e Marianna Sicheri Mazzoleni (direttore marketing di Ghilardi Selezioni) da tempo hanno sviluppato un ricco catalogo di chicche in fatto di distillati.

Il parco di etichette ad alta gradazione che popolano il catalogo dell’importatore bergamasco, nonché socio Excellence srl SIDI, si arricchisce di un nuovo gin.

Uno prodotto in Costa Azzurra addirittura da Brad Pitt, in collaborazione con la famiglia Perrin e insieme a Tom Nichol, ex mastro distillatore di Tanqueray.

The Gardener London Dry Gin è un tributo liquido alla Costa Azzurra, non solo per quanto riguarda i profumi e i sapori, ma anche rispetto al colore: un bell’azzurro brillante e cristallino.

100% certificato organico the Gardener London Dry Gin è composto da numerose botaniche, tra cui spiccano ginepro, angelica, pompelmo, arance dolci e amare, cresciute nel cuore della Riviera francese.


Ayala A/18

Nonostante la collocazione della maison nella Valle de la Marna, Ayala ha sempre dato grande importanza allo Chardonnay.

Lo dimostra con la prevalenza che dedica a questa varietà in molte referenze della propria gamma di etichette.

Una visione oggi vincente, supportata dal fatto che questo vitigno resiste meglio di altri al fenomeno del riscaldamento globale, permettendo al tempo stesso agli champagne in cui è presente di mantenere alto il livello di uno dei pilastri dello champagne: la freschezza. Ayala Blanc de Blancs A/18 è il nuovo vino della maison, importato in esclusiva da Meregalli (Socio Excellence SIDI).

L’annata 2018 dopo un inverno piovoso e una primavera mite, ha fatto riscontrare un’estate secca e calda.

Le uve di Chardonnay, provenienti da grandi terroirs (22 in totale tra cui Chouilly, Cramant, Le Mesnil-sur-Oger e Oger) hanno portato le uve ad una perfetta maturazione, lasciando intatto il patrimonio di acidità tipico del varietale.

Il lungo affinamento sui lieviti (6 anni) e il dosaggio contenuto (5 gr/litro) hanno ulteriormente dato complessità al prodotto finale.

Julian Gout, chef de cave della maison, così descrive il Blanc de Blancs A/18: il vino rivela un naso elegante con aromi di pera, pompelmo e gelsomino, accompagnati da note di miele.

Al palato è fresco, seguito da note di arancia rossa e pasticceria. Il vino ha una grande vivacità, grazie a sentori fini e ad una mineralità gessosa, caratterista di questa cuvée emblematica di Maison Ayala.


Proposta Vini festeggia 40 anni di attività

Da sinistra Andrea e Gianpaolo Girardi

40 anni e non sentirli.

Proposta Vini distributore e membro di Società Excellence nasce, da Gianpaolo Girardi, nel 1984.

Quest’anno la società trentina che oggi vede Gianpaolo affiancato dal figlio Andrea, oltre a tagliare il traguardo dei 40 anni, chiuderà probabilmente la stagione con un venduto pari a circa 3 milioni di bottiglie.

Un numero elevato specie in relazione alle referenze.

Vini in molti casi di piccoli artigiani che difficilmente, proprio per il loro carattere locale, avrebbero potuto vincere la sfida dell’Horeca se non con il prezioso supporto di Proposta VIni.

Quanto appena detto viene riassunto da una serie di progetti ad hoc voluti dalla famiglia Girardi come quello chiamato Vini dell’Angelo: incentrato sul recupero di vitigni storici trentini dimenticati.

Ad oggi il catalogo dell’azienda di Gianpaolo e Andrea conta oltre 400 cantine, distribuite grazie a una rete, competente e allenata da formazione continua, di ben 130 agenti.

Auguri!


Novità in casa Meregalli

Davvero tante novità. Meregalli, membro di Società Excellence, inaugura il 2024 con un sacco di novità sia dal mondo del vino sia dalla galassia dei distillati.

Partendo dal vino è notizia di fine gennaio che Bibi Graetz distribuirà le proprie etichette in tutta Italia, grazie alla rete vendita del distributore monzese.

Per chi non lo conoscesse, immaginiamo davvero pochi, Bibi Graetz è un’azienda che nasce sui colli fiorentini, prendendo il nome dal suo fondatore.

Dopo una vita dedicata all’arte Bibi si dedica alle sue viti, tutte appartenenti a varietà autoctone toscane.

I successi di critica e pubblico non lasciano indietro nessuna dei vini dell’azienda.

Etichette dai nomi stravaganti, ma ormai entrati nel lessico degli appassionati: Colore, Testamatta, Bollamatta e Soffocone di Vincigliata.

La qualità di Bibi Graetz è riconosciuta anche fuori dall’Italia come dimostra il fatto che i suoi vini sono commercializzati, insieme a pochi altri vini italiani sulla Place de Bordeaux.

Meregalli ha stretto anche un altro importante accordo, questa volta in relazione ai distillati.

Da pochi mesi Marcello Meregalli e il suo team distribuiranno in Italia i rum di SANTA TERESA, gli Scotch prodotti da CRAIGELLACHIE e ABERFELDY, i Bourbon di ANGEL’S ENVY per citarne.

La partnership con questi marchi, appartenenti al portfolio Martini & Rossisi si fonda, tra gli altri, sulla grande vocazione al mercato HoReCa della Meregalli Spirits.


Alexandre Bonnet

Una champagne lontana dalla champagne.

In realtà Alexandre Bonnet è più che mai vicina al carattere del proprio territorio, quello di Les Riceys, ma anche con un altro grande terroir, che chilometricamente parlando non le è poi così lontano: la Borgogna.

Les Riceys ha poco più di 800 ha di vigneto.

Qui insistono ben 3 doc, là le chiamano appellazioni, ovvero quelle della champagne, ma anche quella dei coteaux champenois, di fatto i vini fermi sempre prodotti nella Champagne, e quella di rosé-des-riceys.

La distanza dalle capitali della regione probabilmente ha permesso ai produttori di queste parti un approccio in cui l’etichetta sia molto più legata al luogo da cui deriva.

A questo aggiungiamo il fatto che l’Aube e ancor di più Les Riceys siano stati solo di recente inseriti nella denominazione Champagne, a cui per anni hanno fatto da supporto qualitativo e quantitativo, in particolar modo con le proprie uve di Pinot Nero.

Oggi il domaine Alexandre Bonnet è guidato da Arnaud Fabre che vuole, con le proprie etichette, evidenziare l’unicità del luogo: “abbiamo saputo conservare nel nostro Dna una parte di Borgogna”.

Quella legata ad una mineralità marina, infusa nei vini da terreni di matrice Kimmeridgiana, la stessa che caratterizza i vigneti di Chablis.

La gamma della maison Alexandre Bonnet si compone di 8 etichette, di cui 3 vini fermi.

Per scoprirli potete affidarvi a Sarzi Amadé, che di Alexandre Bonnet è l’importatore unico per l’Italia.

Sarzi Amadé è tra i membri di Società Excellence.

Per dare un’occhiata al docufilm sul domaine potete cliccare qui.


Vigna Liuzza novità a catalogo Pellegrini spa

La Maremma fa parte di una Toscana per certi versi decentrata.

Per questo i vini che qui si producono sono sempre stati per certi versi un po’ fuori dai radar degli appassionati e purtroppo anche della critica.

A questo va aggiunto il fatto che il territorio ha spesso espresso, specie in passato, una qualità molto, alle volte troppo, eterogenea.

Vigna Liuzza è un progetto piuttosto recente.

La firma è quella della famiglia Tanzini, da queste parti una certezza enologica, per altro in chiave fortemente identitaria, che riprende un vigneto storico di queste parti, datato anni ’80.

Gli ettari di Villa Liuzza sono solo 3.

I terreni che ospitano le uve di Sangiovese sono di matrice argillosa e insieme sabbiosa.

In cantina la scelta è quella di un affinamento non troppo prolungato, 1 anno, in botte di grandi dimensioni, così da lasciare il sorso più vero che mai su note di frutto rosso e viola, senza dimenticare la nota selvatica di erbe officinali.

Vigna Liuzza è oggi distribuita in esclusiva da Pellegrini spa (pellegrinispa.net), membro di Società Excellence.


Delamain Oiseau Rare

In previsione delle feste i grandi marchi, nel senso qualitativo del termine, si apprestano ad estrarre dai cilindri, di fatto le rispettive cantine, riserve prestigiose.

C’è chi non pensa solo al contenuto, comunque pregiatissimo, ma anche al contenitore.

La foto della bottiglia del nuovo Delamain Oiseau Rare ne è un esempio.

In realtà l’occasione per questa nuova uscita da parte della famosa maison, leader nella produzione del Cognac, si deve al suo prossimo bicentenario.

La bottiglia, pardon è un decanter, nasce dalla passione di Jacques Delamain per il mondo naturale. I decori sul vetro del flacone dell’Oiseau Rare raffigurano infatti piante e volatili.

All’interno un distillato che riposa in legno per almeno 10 anni.

La complessità di naso e sapore è incredibile, specie sulle sensazioni di frutta (agrumi, pesca e albicocca sia fresche sia disidratate) e spezie.

Questo Cognac come tutti i prodotti di Delamain sono distribuiti in esclusiva da Sagna, membro di Società Excellence.

sagna.it


Top 100 wine di wine spectaror e mercato

Le guide e le classifiche, per carità. Questo il trend di oggi. Tuttavia non tutte le guide o le classifiche sono uguali.

Dipende infatti dai diversi gradi di autorevolezza la reputazione di questi strumenti di valutazione e di condizionamento del mercato.

Da poco Wine Specatator ha pubblicato la propria classifica dei migliori 100 vini del 2023. Cosa è accaduto al mercato dopo la pubblicazione di questa lista dei top 100 vini al mondo secondo l’influente rivista americana?

Facciamo un passo indietro e parliamo delle modalità di redazione della lista.

Il ranking è redatto non basandosi solamente sulla qualità dell’assaggio, ma anche su altri valori come il numero di bottiglie prodotte, oltre che disponibili negli Usa, e infine sul loro rapporto qualità prezzo.

Quindi non si parla solo di ‘bontà’. Ognuno sceglie, per le proprie classifiche, i parametri che ritiene più opportuni. Nonostante questo la capacità del magazine americano di condizionare il mercato è risultata piuttosto alta.

Lo dimostra l’andamento del mercato del primo classificato: il Brunello di Montalcino 2018 prodotto da Argiano.

Se prima dell’incoronazione quale miglior vino al mondo non si registravano scambi rilevanti per questa referenza, subito dopo la proclamazione la richiesta del mercato ha fatto schizzare questa referenza tra i vini più ricercati.

A questo si aggiunge anche il fatto che il prezzo della cassa da 6 bottiglie sia aumentato da poco meno di 500 sterline, sino a 634 sterline.

Per la cronaca al secondo posto si è piazzata la cantina americana Occidental, con il Pinot Nero Sonoma Coast Freestone del 2021.

Con il terzo posto si torna in Europa e nello specifico a Bordeaux con l’annata 2010 di Château Lynch-Bages.

Soprattutto per il terzo classificato, che per altro si è guadagnato un punteggio di 96/100 da parte del critico di Wine Spectator James Molesworth, vanno segnalati l’aumento degli scambi ma ad un prezzo inferiore rispetto all’uscita sul mercato.

I vini di Bordeaux in Italia sono importati praticamente dalla totalità dei membri di Società Excellence.

I vini di Argiano sono distribuiti in esclusiva per l’Italia da Balan.


Fine Wines e inflazione

I vini fini vengono considerati come investimenti grazie a cui, ovviamente all’interno in un portafoglio differenziato, resistere alla pressante inflazione di questi ultimi periodi.

Quali tra i fine wines hanno retto meglio la pressione dell’inflazione e delle contrazioni del mercato, venendo perciò scambiati maggiormente o strappando valutazioni più alte?

Bordeaux certamente, Champagne, anche se in calo rispetto a qualche anno fa, più di tutti la Borgogna.

Se consideriamo i valori d’inflazioni della Gran Bretagna, leggermente più alti di quelli di casa nostra ma con un valore complessivo che non supera il 7%, alcuni vini di Borgogna hanno avuto performance molto resilienti, rispetto all’inflazione dell’ultimo anno.

Il migliore è stato il Montrachet Marquis de Laguiche ’19 di Joseph Drouhin; maison è importata in esclusiva di Italia da Balan (membro di Società Excellence).

Tornando al vino si tratta di un’etichetta ricavata da una parcella curata dalla maison Drouhin sin dagli anni ’40.

Terreni calcarei e insieme rossastri, poveri, in francese ‘rachet’ significa ‘non fertile’.

Nonostante il nome il risultato è un vino potente, ma che rimane sempre elegante,  merito di una vinificazione in legno: l’affinamento dura meno di due anni in legno di cui un terzo nuovo.

La 2019 è stata un’annata molto buona, che ha permesso al vino non solo di reggere i colpi dell’inflazione, ma di replicare con una crescita di valore complessiva, superiore al 60% dalla data di rilascio della cassa sul mercato.

Alla luce di questo la 2021, meno abbondante, rispetto ad una referenza già molto poco diffusa, probabilmente rappresenterà un ulteriore strumento di difesa contro l’inflazione.

Di seguito un grafico che evidenzia la performance dei vini fini (linee bordeaux e blu) anche nei confronti di un bene rifugio come l’oro.


Amaury Beaufort

Nuovo ingresso a catalogo di ViteVini, per altro  appena presentato all’ultima edizione della Modena Champagne Experience 2023.

Il duo di ragazzi di Genova e la loro piccola, solo per dimensioni, distribuzione, mettono a catalogo un ragazzo dal cognome importante tra gli champagne lovers.

Si tratta di Amaury Beaufort, figlio del più famoso, per ora, Jacques.

Dopo una parentesi in Borgogna (2006), ma sempre a suon di bollicine, Amaury torna in Champagne. Siamo, o meglio dire eravamo nel 2018, quando nasce la sua maison.

Avendo imparato la grande, anzi totale, importanza del terroir, Amaury dedica attenzione totale a preservare il carattere gustativo dei sui 0,88 ha.

Le vigne, in alcuni casi risalenti agli anni ’70, sono gestite in biologico, con chioma molto alta per ridurre, ad esempio, il rischio di gelate. In totale dal suo Le Jardinot à Polisy, ecco il nome della vigna, Amaury ricava, da terreni marnosi e calcarei del periodo kimmeridgiano, stessa conformazione geologica di Chablis, il ‘necessario’ per circa 7000 bottiglie.

Una nicchia che in cantina da uva si trasforma in champagne grazie a vinificazioni meticolose, con fermentazioni spontanee, no malolattiche, no filtrazioni e affinamenti in barrique e botti grandi per almeno due anni. Il risultato?

Uno champagne ricco di materia, tensione, profondità.


Bruno Paillard Blanc de Noirs Extra Brut

La nuova etichetta della maison Bruno Paillard (importato in esclusiva in Italia da Cuzziol GrandiVini) ha come oggetto il Pinot Nero; uno multivintage, ma da uve esclusivamente classificate Grand Cru.

La maison inizia a pensare a questo vino circa 9 anni fa.

L’obiettivo? Realizzare un perlage in cui la sua caratteristica principale non fosse la potenza, ma piuttosto la finezza e la profondità del Pinot Nero, per l’occasione proveniente dalla parte nord (Verzy, Verzenay e Mailly) della Montagna di Reims.

Cru ed esposizione più freddi, come dimostra anche il profilo gustativo del vino (in parte affinato in legno), più votato ad un sorso aristocratico, salatissimo, mai piacione senza tuttavia risultare rigido.

Completano la ricetta di questa nuova etichetta una sosta sui lieviti che si prolunga di almeno 3 anni.


Scambi vino maggio-giugno

Nonostante il clima sempre più caldo e, di conseguenza, i luoghi di villeggiatura siano sempre più affollati, a non riposare mai è il mercato del vino.

Analizzando il trend degli ultimi due mesi (maggio-giugno) quello che emerge è che siamo nel pieno della campagna dell’en primeur 2022 dei vini di Bordeaux.

Di cosa si tratta? In brevissimo con questa forma di vendita anteprima si commercializzano, ancora prima che siano in bottiglia, i vini di una determinata annata. In questo caso si tratta dell’eccellente 2022.

Questa forma di vendita è storicamente utilizzata dai vini prodotti a Bordeaux.

Dal grafico che segue è chiaro che le colonne più evidenti del diagramma vedono spiccare i vini di Bordeaux, in quanto oggetto dell’attuale vendita en primeur.

Nonostante la stagione, invece lo champagne cala.

Bisogna innanzitutto dire che la flessione riguarda vini che in gran parte vengono acquistati come investimento o comunque per essere rivenduti e non direttamente consumati, almeno in questa fase.

Nonostante questo Dom Pérignon e il Cristal, etichetta di punta prodotta da Louis Roederer, rimangono nella top 5 dei vini più scambiati a livello mondiale nella prima settimana di giugno.


Abelé 1757

Nuova maison in casa AGB Selezione.

Il marchio bresciano di distribuzione di vini, da anni facente parte di Società Excellence, allarga la propria gamma di champagne con quella che è considerata tra le prime 5 maison più antiche di tutta quanta la regione.

Si tratta di Abelé 1757.

Oltre all’età la maison Abelé può vantare il fatto di essere stata la prima, inizio dell’800, ad inventare uno strumento che poi diventerà accessorio indispensabile alla produzione dello champagne: la table de remuage, meglio conosciuta come pupitre.

Oltre a questo fu proprio Henri Abelé il primo ad utilizzare la sboccatura ‘à la glace’.

Le uve che concorrono a dar vita alla gamma della maison provengono da alcuni tra i migliori territori migliori della regione, senza dimenticare anche le aree meno conosciute, ma ugualmente vocate, come quelle di les Riceys.

Potendo attingere da un panel di terroirs così diversi, va da sé che il sapore dei vini della maison punti decisamente sulla complessità.

La vinificazione è semplice, mentre lunga è solitamente la sosta sui lieviti per tutti gli champagne della gamma.

Nota in chiusura per la serie di etichette chiamata ‘sourire’.

Per la storia del nome di queste due referenze millesimate, proposte in versione blanc e rosé, bisogna andare indietro nel tempo fino alla fine della prima guerra mondiale.

Questo sanguinoso evento lasciò la città di Reims, la linea del fronte qui era malauguratamente vicina, praticamente distrutta.

Fu proprio Henri Abelé a farsi promotore del restauro dell’angelo sorridente, una statua del portale della cattedrale raffigurante un angelo dall’enigmatico sorriso.

Nel 1986 la maison presentò una bottiglia dal profilo insolito, le cui linee furono tracciate seguendo il rapporto aureo.

Potete assaggiare gli champagne della gamma di Abelé 1757 partecipando alla prossima Modena Champagne Experience il 15 e 16 ottobre 2023


Cheval Blanc 2022

Per una volta non si tratta di critici ma di operatori di settore.

Sono loro che hanno deciso, dopo gli assaggi in anteprima dell’annata 2022, che l’azienda di Bordeaux migliore in assoluto ha sede a Saint-Émilion.

Si tratta di Château Cheval Blanc. La notizia non solo mette sempre più in crisi la leadership della riva sinistra, più classica, più storica e più’ cabernetizzata’, ma addirittura lo fa in un’annata considerata tra le meglio punteggiate addirittura dal 2007.

Con la media di 96,2/100 la 2022 è l’annata che a Bordeaux ha raggiunto i più alti score da 15 anni a questa parte. Il primo vino di Château Cheval Blanc ha già rilasciato i suoi prezzi en primeur.

La cifra che bisogna sborsare per ogni singola bottiglia di Château Cheval Blanc 2022 è di 470 euro a bottiglia.

Un aumento di circa il 20%, in parte giustificato dalla costante crescita del vino di questo château. Ma cosa ha conquistato i mercanti di vino, tanto da premiare questo vino come migliore dell’annata 2022?

L’equilibrio, specie in un’annata calda in cui la gradazione alcolica è risultata essere piuttosto alta.

Un’altra condizione di unicità dello château è quello di avere una percentuale molto alta di Cabernet Franc, varietà capace mantenere ottime doti di freschezza anche in annate molto calde.

In Italia i vini di Cheval Blanc sono distribuiti da: Cuzziol Grandivini, Balan, Ghilardi Selezioni, Sarzi Amadé, Vino & Design e Divinport.


Comtes De Champagne Taittinger

La storica maison entra nella distribuzione di Ghilardi Selezioni, membro di società Excellence.

La storia della maison comincia negli anni ’30 del secolo scorso, quando Pierre Taittinger acquista Château de la Marquetterie ad Epernay.

Oggi i vigneti aziendali si estendono fino a poco meno di 300 ettari. La ripartizione varietale per Taittinger prevede una prevalenza di Pinot Noir (48%), seguito da Chardonnay e Pinot Meunier.

La bottiglia di punta della maison, prodotta anche in versione rosata, è chiamata Comtes de Champagne. Caratteristica sin dalla forma della bottiglia, quest’etichetta è composta da sole uve Chardonnay, provenienti da 5 villaggi Grand Cru della Côte des Blancs: Avize, Chouilly, Mesnil-sur-Oger, Oger e Cramant.

Una piccola parte della massa del Comtes de Champagne è affinato per 4 mesi in botti nuove.

Questa cuvée de prestige affina sui lieviti per ben 10 anni prima della sboccatura.