Nonostante la 2022 sia considerata da critica e addetti ai lavori una grande annata, a Bordeaux le vendite en primeur (i vini si pagano prima con un ipotetico grosso sconto dai négociant e poi vengono consegnati almeno un anno dopo) sono in stallo.
L’inflazione non aiuta, ma neppure il fatto che un’annata così qualitativa ha visto, per molti châteaux, l’aumento del prezzo a bottiglia, anche in maniera piuttosto consistente.
A questo va aggiunto che la 2021 non ha appassionato i grandi critici, nonostante possa vantare un profilo gustativo da vecchio bordeaux: poco alcol, acidità sostenuta e tannino.
Gli aumenti di prezzo della 2022 che hanno coinvolto diversi top châteaux, stanno avendo flessioni. Emblematico il caso di Château Angelus, aumentato en primeur del 40% e poi già sceso nel mercato secondario di un 6%.
Controtendenza invece per Cheval Blanc: lo château diretto da Pierre Lurton nonostante un aumento di poco superiore al 20% su base annua, nel 2022 e nonostante i punteggi altissimi di gran parte della critica, ha visto una riduzione del 23% sulla stima dei prezzi ipotizzata dagli operatori di settore.
Il quadro generale delle vendite dei vini di Bordeaux – ma anche le altre zone del vino francese non sono esenti da perplessità – non è roseo.
Che fare per dipanarsi in queste situazioni, continuando comunque ad acquistare i vini di Bordeaux? Dedicarsi ai piccoli châteaux, da anni ormai sempre più performanti a livello produttivo.
Non si tratta solo di qualità. Sostenere con gli acquisti i piccoli châteaux li aiuterà a sostenere le perdite probabilmente subite dal calo di vendite degli ultimi anni, solitamente meglio assorbibili dai grandi châteaux.
Questo aiuterà i piccoli a rimanere indipendenti, assicurando ai collezionisti prezzi accessibili e alta qualità.
Nel corso degli anni sempre più châteaux hanno visto elevare i propri vini al rango di vini da investimento.
Gli esempi non mancano sia sulla riva sinistra (Durfort Vivens, Haut Bailly ecc.) sia su quella opposta (Ausone, Pavie Macquin, molte aziende di Pomerol).
Alla peggio, come disse Gianni Agnelli quando acquistò Château Margaux, se non saranno vini da investimento ve li potrete comunque bere!