La Monacesca racconta un magnifico territorio attraverso i suoi vini dal 1973. Il suo nome deriva dal territorio in cui nel lontano 900 d.c. un gruppo di monaci benedettini si insedia in questa landa fuggendo dalle persecuzioni Longobarde e costruisce una chiesa ed un piccolo monastero, attualmente completamente restaurati e facenti parte del borgo aziendale. Ventisette ettari di vigneto, due generazioni, Casimiro Cifola prima ed il figlio Aldo poi, che nel tempo hanno costruito questa splendida realtà e che hanno sempre cercato di raccontare l’autoctonia senza mai perdere di vista il concetto di piacevolezza ed equlibrio, che da sempre è sinonimo di un grande vino. Questo obbiettivo trova nel Mirum la sua completa realizzazione: ormai da anni uno dei must nella categoria grandi bianchi italiani non sorprende più gli appassionati di tutto il mondo che ne apprezzano l’unicità e la grandezza. Matelica: un clima continentale e notevoli quantità di sali minerali caratterizzano un territorio unico come quello del comprensorio di Matelica e più specificatamente la Contrada Monacesca. Non esistono in effetti condizioni microclimatiche simili in nessuna delle splendide vallate marchigiane, tutte dolcemente disposte a pettine ed aperte al Mare Adriatico che ne mitiga il clima ,mentre nell’Alta Valle dell’Esino, celata dalle corone montuose che totalmente la circondano e che nel paleolitico erano null’altro che il limitare di un grande lago salato, convivono inverni molto freddi ed estati caldissime assieme a grandi escursioni termiche notte/giorno. Tutto ciò è all’origine di una viticoltura di montagna difficile ma esaltante per quello che è il vitigno principe, il Verdicchio di Matelica, che beneficia in modo straordinario delle prerogative del terroir per darci un bianco, nella versione annata e Riserva,assolutamente unici nel panorama enologico italiano per profondità, complessità, struttura e capacità di evoluzione ed invecchiamento assolutamente sorprendentiLa Monacesca non è soltanto Verdicchio …un grande rosso a base di Sangiovese grosso e Merlot, vitigni anche essi presenti nel comprensorio da più di un secolo, dal nome Camerte a ricordare la vallata da cui proviene ed uno strepitoso Chardonnay,Ecclesia, prodotto solo nelle annate in cui riesce ad esprimere il “taglio Chablis” che il territorio sa dare

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