«Alla fine degli anni Settanta mi sono interrogata su quale poteva essere il vitigno più idoneo ad esprimere tutta la circolarità dello splendore naturale del colle del Bosco della Città di Rovereto. Con tali impostazione e obiettivi guido il vino verso la sua nascita, la lavorazione del terreno e la vinificazione sono il più naturale possibile, di una semplicità antica, quasi biblica. Utilizzo tini di rovere aperti, la fermentazione spontanea del mosto sulle vinacce e l’affinamento in botti di rovere per 18 mesi senza alcuna manipolazione».

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